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I quattro comandamenti dello Yankee

Nell’Upper West Side di Manhattan, sulla Central Park West, fra la 79a e il Central Park, c’è l’American Museum of Natural History. Quello del film Una notte al museo.

frontone

Le scritte in inglese sul frontone neoclassico fanno strano

Tra i più grandi musei di storia naturale al mondo, l’edificio ospita anche il Theodore Roosevelt Memorial, dedicato al 26esimo presidente degli Stati Uniti in carica dal 1901 al 1909.

Rushmore

Monte Rushmore? Teddy Roosevelt c’è.

Da non confondere con Franklin Delano Roosevelt (quello del New Deal) Theodore Roosevelt è stato il “Presidente della salvaguardia”, famoso per aver messo sotto protezione federale oltre 230 milioni di acri di terreno (più di 930mila km², ecco spiegata la nullezza).

ingresso

Roosevelt accompagnato da nativi americani

Il memoriale è composto dalla statua all’entrata, da una sala al primo piano, e dal maestoso ingresso del museo: la Theodore Roosevelt Rotunda. Sulle pareti in marmo sono incisi quattro pensieri di Roosevelt su Lo Stato, la giovinezza, l’età adulta e la natura.

rotunda

In questo mese ho osservato da vicino come vivono e si comportano gli americani, e nelle parole di Roosevelt ho trovato una sintesi ideale dell’american way, del loro pensiero.
Li ho chiamati i quattro comandamenti dello yankee. Beccateveli:

1 Lo Stato

the state

Il nostro è un governo di libertà attraverso e sotto il controllo della legge.
Una grande democrazia deve essere progressista o smetterà presto di essere o grande o democrazia.
Combattere con forza per un diritto è lo sport più nobile che il mondo offre.
Nel governo del popolo i risultati più importanti possono essere raggiunti solo da uomini che mettono insieme ideali nobili e buon senso pratico.
Se dovessi scegliere fra virtù e pace, io sceglierei la virtù.

2 L’età adulta

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La validità di un uomo dipende dalla capacità di essere all’altezza dei suoi ideali per quanto gli sia possibile.
È brutto fallire, ma ancora peggio è non aver mai provato a farcela.
Tutta l’audacia, tutto il coraggio, tutta la ferrea resistenza alla sfortuna portano a un’età adulta più nobile e delicata.
Solo quelli che non hanno paura di morire sono fatti per vivere; mentre nessuno di quelli che si è sottratto alle gioie e ai doveri della vita è pronto per morire.

3 La giovinezza

youth

Voglio vedervi giocare ragazzi.
Voglio vedervi virili e coraggiosi ma anche teneri e gentili.
Siate pratici quanto comprensivi nei vostri ideali, alzate lo sguardo alle stelle ma tenete i piedi piantati al suolo.
Coraggio, lavoro duro, autocontrollo e impegno intelligente sono essenziali in una vita di successo.
Il carattere, nel lungo periodo, è il fattore decisivo nella vita di un individuo e di una nazione.

4 La Natura

nature

C’è della meraviglia nella vita che resiste all’aria aperta.
Non ci sono parole per descrivere lo spirito nascosto nella vita selvatica, che ne possano rivelare il mistero, la malinconia, il fascino.
La nazione si comporta bene quando tratta le risorse naturali come beni da consegnare alla prossima generazione aumentati nel valore, non ridotti.
Sviluppo significa conservazione tanto quanto protezione.

Che ne pensate? Si incastrano con la vostra idea di America e americani?
Per me, dopo un mese qua, calzano a pennello.
Se qualcuno volesse discutere di qualche frase o pensiero, volesse sapere le mie preferite, o volesse fare una battuta sull’imperialismo, è invitato a lasciare un commento.
Mi farebbe piacere assai.

ReportiNY – Sul tetto di New York

Il nuovo post di #ReportiNY è uscito su deejay.it, cliccate sulla foto per visualizzarlo:

Deejay cop

Il viaggio di #ReportiNY continua…

ReportiNY – Il comizio di Bernie Sanders

Martedì 19 aprile nello stato di New York si tengono le primarie per eleggere i candidati alla prossima presidenza degli Stati Uniti. Nei democratici la sfida è tra la ex first lady Hilary Clinton e il senatore “anti-establishment” Bernie Sanders.
I delegati in palio sono 291, e una vittoria di Sanders potrebbe riaprire i giochi.

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Mercoledì 13 aprile – il giorno prima del dibattito televisivo –  eravamo in 27mila al comizio di Bernie Sanders al Washington Square Park, ecco in tre minuti com’è andato:

 

Durante il suo discorso Bernie ha dedicato un passaggio ai nativi americani.
A seguito della nostra intervista alla discendente indiana che si lamentava del governo degli Stati Uniti, queste parole del candidato forniscono un ulteriore punto di vista sul senso di colpa dei cittadini americani e sul ruolo nella società che questi assegnano ai pellerossa moderni:

Il viaggio di #ReportiNY continua…

Indiani d’America: la vita nelle riserve

L’ultima notte di viaggio l’abbiamo trascorsa in Virginia, in una casetta all’interno della  George Washington and Jefferson National Forest.

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Prima di tornare a New York siamo andati a visitare il Natural Bridge park, famoso per l’arco naturale di 66 metri scavato nella roccia dal fiume Cedar Creek.

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Nel parco abbiamo trovato anche la ricostruzione di un antico villaggio indiano della tribù dei Monacan.

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All’interno di una delle capanne abbiamo chiacchierato con una discendente della tribù. Ecco cosa ci ha raccontato sulle condizioni di vita oggi nelle riserve indiane:

Il viaggio di #ReportiNY continua…

ReportiNY – Il veterano della World War II

Nel 1944 Edward Taylor lasciò la scuola e andò in Giappone a combattere con la Marina. Aveva 17 anni.
Questa è la storia di un incontro straordinario.

Da giovane

Partiti dal Grand Canyon, in Arizona, stavamo attraversando il New Mexico quando abbiamo dovuto fermarci per fare benzina. Manco a dirlo, la pompa era in mezzo al nulla.

 

Ma la sorpresa di essere in una pompa di benzina vintage è stata annientata dalla sorpresa di trovarci di fronte lui.

Urna e anello

Edward Taylor, 90 anni, veterano della seconda guerra mondiale in viaggio da New York verso un raduno di reduci a San Diego, California.
Al collo portava la fede nuziale e rigirava tra le mani un’urna con le ceneri del suo defunto amore Dorothy.
Lo accompagnava la figlia Debbie di 55 anni. Guardate cosa ci ha raccontato…

 

Edward serviva come addetto al locale caldaie sulla portaerei USS Hancock, all’interno di una flotta di sette navi, quattro delle quali furono affondate.

Us Hankock
Ci ha raccontato di essere entrato in servizio come riserva, e quando i giapponesi si sono arresi di essere stato cacciato dalla Marina senza vedere un soldo.
Erano passati due anni da quando era partito e un’altra battaglia lo aspettava a casa: farsi una vita senza soldi né diploma scolastico.

Da giovane 2

Ha lavorato prima come operaio in una fabbrica di metallo e poi all’American LaFrance, un’azienda che produce veicoli di soccorso.
Si è sposato con Dorothy e ha tirato su tre figli che gli hanno dato nipoti e pronipoti.
Il suo unico rimpianto? Quel diploma mai ottenuto.
I figli lo sapevano e hanno chiesto al New York State Department of Education di concedergli il riconoscimento.
Così hanno scoperto l’esistenza dell’Operation Recognition, il diploma onorario che lo stato di New York conferisce a “tutti i veterani che hanno lasciato la scuola senza diplomarsi, come riconoscenza per la devozione e il sacrificio”.
Ecco perché il 25 febbraio 2016 – come ha tenuto a mostrarci lui stesso – Edward Taylor è tornato alla Thomas Edison High School di Elmira Heights (New York) a ritirare il suo diploma.

Diploma

Se volete saperne di più, QUI ho trovato il video della cerimonia di consegna del diploma con l’intervista.
Il viaggio di #ReportiNY continua…

ReportiNY – A zonzo per il Grand Canyon

“C’è troppo spazio per i nostri occhi”, dicevo nell’ultimo post, ma non avevo ancora visto il Grand Canyon. Ecco in quattro minuti il riassunto della giornata trascorsa in una meraviglia del mondo.

 

Di seguito le 25 foto più belle della giornata

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E adesso si torna a New York, lontano migliaia di miglia.

Siamo arrivati (troppo spazio per i nostri occhi)

Abbiamo guidato tre giorni e percorso più di 3200 Km, ma siamo arrivati.
Il primo giorno era finito in Missouri, ecco come sono andati gli altri due.

29 marzo: from Missouri to Texas

La mattina del 29 ci siamo svegliati nella casetta “incredibile” e ci siamo messi in macchina.

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Entrati in Oklahoma abbiamo preso la U.S. Route 66, la mitica autostrada che attraversa gli States da parte a parte e che oggi – rimpiazzata dalle moderne highways – è diventata patrimonio storico del paese.

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Lungo il percorso abbiamo avuto modo di vedere l’America più rustica.

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Clanton’s Cafe

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Croce gigante

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Totem indiano

Confederate flags

Casa con le bandiere confederate

ROASTER

Jeep con gallo dietro

Guardate qua come sono i caselli:

 

Usciti dalla Route 66 avevamo ancora 6 ore di guida davanti per arrivare ad Amarillo, Texas, dove avevamo prenotato il motel. Lungo la strada ci siamo fermati per un drink ad Oklahoma city.

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Il posto

OklahomA CITY

Da dentro

drink oklah

I drinkers

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Il selfie col barista

Dopo il drink abbiamo affrontato le ultime 230 miglia per arrivare a destinazione, raggiunta alle 2.30 di notte.

30 marzo: from Texas to Arizona

Alle 11 di mattina abbiamo lasciato il motel di Amarillo, in Texas.

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Abbiamo fatto “colazione” al Coyote Bluff Cafè e siamo partiti.

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Il paesaggio era questo

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Marione dorme

Cattura

IMG_1052Treno

all'infinito

Intorno a noi c’era il nulla, anzi, la nullezza:

 

A un certo punto siamo usciti dal Texas e siamo entrati in New Mexico.

New Mexico

Ma la nullezza era sempre con noi. Anzi, la nullitudine:

 

Dopo una sosta alla stazione di servizio, dove abbiamo incontrato un cowboy…

Cowboy

… abbiamo fatto un’altra sosta al Blue Hole, una piscina naturale d’acqua dolce dove Italia e Inghilterra si sono giocate l’onore:

 

Il paesaggio ha poi cominciato a farsi sempre più montuoso.

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Finchè siamo arrivati in Arizona

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A quel punto avevamo ancora davanti 3 ore e mezza di guida, ma non ci siamo scoraggiati.

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E verso le 21.30 abbiamo raggiunto la meta finale del nostro viaggio: Flagstaff.

Flagstaff

Oggi ce ne andiamo al Gran Canyon!

ReportiNY – 1000 chilometri in 3 minuti

In concomitanza con lo spring break, la settimana di pausa delle università americane, io e Mario siamo partiti per un road trip. Da Brooklyn abbiamo preso un Megabus che in 8 ore ci ha portato a Pittsburgh, dove Mario ha casa e famiglia.

NY Pittsburgh

Abbiamo passata la notte a casa sua…

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… e di buon mattino ci siamo messi in macchina direzione Missouri.
Abbiamo guidato oltre 10 ore, più di mille chilometri, toccando ben 6 stati: Pennsylvania, West Virginia, Ohio, Indiana, Illinois e Missouri.
Ecco tutto il viaggio riassunto in 3 minuti:

Oggi ci attende un viaggio altrettanto lungo.
Volete scoprire dove siamo diretti?
Continuate a seguire #ReportiNY

ReportiNY: da Linate a un cesso di Brooklyn

Arrivato tutto bene.
La giornata è cominciata all’aeroporto di Linate, dove passati i controlli mi sono seduto ad aspettare di fronte a questo ragazzo:

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Il suo look accuratamente non-curato mi ha ispirato uno sfaso sul diario che vi riporto alla lettera:

Di fronte a me un ragazzo tutto splendido col magliettone e i pantaloni corti sorseggia Coca Cola mentre guarda lo smartphone.
Ha un ciuffo che potrebbe essere il quinto degli One Direction. Calze nere fino a metà polpaccio e scarpe Adidas. Ecco, lui mi sembra un personaggio, una figura eccentrica, uno strano animale.
New York smentiscimi.
Fammi vedere gente eccentrica, onesta e non curante del giudizio degli altri. E fammi vedere gli esibizionisti italiani per quello che sono: copie sbiadite di icone americane.

Alle 13 sono decollato direzione Londra Heathrow.

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Sorvolando la Manica ho cercato di fotografarla dall’oblò in modo che si vedessero sia la costa francese che quella britannica:

manica

A Londra mi aspettava il bestione che mi avrebbe portato a New York: il Boing 747.

Boing 747 London

Siccome mi ero dimenticato nello zaino la pericolosa bottiglia d’acqua acquistata a Linate, a Londra mi hanno fermato ai controlli e mi hanno ispezionato il bagaglio, anche col tampone-rileva-droga che si vede spesso in Airport Security.
È andata liscia – avevate dubbi? – ecco il momento:

Il volo sul Boing 747 è stato intercontinentale. A bordo ho guardato Star Wars 7 e il film dei Minion, ho magnato, ho bevuto, ho provato a dormire e ho sempre fallito.
Si volava a 822 Km/h a un altitudine di 10972 metri.
A un certo punto ho guardato sotto e ho visto l’oceano ghiacciato:

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E dopo 8 ore finalmente eccola là: New York.

IMG_0763New York dal finestrino

Il peggio sembrava ormai passato, ma non avevo fatto i conti con l‘US Custom and Border, la dogana statunitense. Appena sbarcati, io e gli altri cittadini stranieri abbiamo dovuto fare un’ora e mezza di coda per passare i controlli.

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Dopo aver lasciato all’operatore doganale le impronte digitali delle cinque dita di entrambe le mie mani, una foto frontale e la storia della mia vita, ho potuto finalmente uscire ad abbracciare Mario e l’America.

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Abbiamo preso il trenino dell’aeroporto e poi la metropolitana linea J fino a Kosciuszko Street. Da lì 15 minuti a piedi e siamo arrivati a casa sua, in Greene Avenue, a Brooklyn.

Greene ave

A questo punto il buon senso suggeriva di fermarsi a riposare le membra dopo il lungo viaggio. Ma i coinquilini di Mario, due pacchi di patatine al barbecue e una bottiglia di Jack Daniel’s comprata al Liquor Store mi hanno convinto facile a far serata.

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Finito il riscaldamento – il cosiddetto “pre-game” – siamo usciti per andare a ballare:

Vi saluto con una foto scattata nel bagno del locale alle 3 di mattina (per me erano le 9).

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Domani parto: 4 urgenze risolte in extremis

Stato d’animo alla vigilia della partenza per New York:

Meme valigia 2

Nonostante fosse tutto programmato da mesi ho evitato con cura fino ad oggi di fare il bagaglio. Nella mia testa contavo di sfangarla così:

https://www.instagram.com/p/skmcmVstYa/?tagged=ochetipocheti

Ma l’illusione si è rotta qualche sera fa, quando allungandomi l’adattatore elettrico universale mio padre mi ha chiesto: “Con i soldi come fai?”.
adattatore-universale-2Solo in quel momento ho realizzato che negli Stati Uniti le prese elettriche sono diverse (e la mia smorfia è stata molto simile).

Presa Usa

Inoltre, ho realizzato che dovevo ancora organizzarmi con la carta di credito, la patente, la copertura sanitaria e il cellulare. Ecco come ho risolto in extremis queste quattro urgenze.

CARTA DI CREDITO

Mica si può partire col bancomat. Allora sono andato sul sito della banca e ho guardato le carte di credito. Offrivano quella classica e quella prepagata a queste condizioni:

Carte di credito

Le ho prese entrambe per non sbagliare.
E siccome il tempo stringeva ho portato di persona i contratti firmati alla banca invece di spedirli. In questo modo ho guadagnato quei due giorni necessari alle carte per arrivare nella mia casella delle lettere in tempo per la partenza:

Carte di credito

PATENTE

Guidare in America non mi era neanche passato per la testa finché Mario – l’amico che mi ospiterà a New York  – ha proposto di andare a recuperare la sua auto a Pittsburgh, in Pennsylvania, per usarla nella Grande Mela. “Figata” ho detto io, “La tua patente vale?” ha chiesto lui, “boh adesso guardo” ho risposto io, e così ho scoperto di dovermi procurare la Patente Internazionale di Guida conforme alla Convenzione di Ginevra del 1949. Infatti, come riporta questa circolare del Ministero dei trasporti, per guidare nello stato di New York e in Pennsylvania sono obbligatorie:

patente Ny PY

E famose ‘sta patente internazionale conforme alla Convenzione di Ginevra del 1949 allora, tanto servono solo:

1) Domanda su modello mod. TT 746
2) Versamento su c./c. 9001 di Euro 10,20 + Versamento su c./c. 4028 di Euro 16
3) Due fototessere di cui una autenticata.
4) Fotocopia (fronte e retro) della Patente di guida
5) Marca da bollo da 16 euro 
6) Esibizione della patente di guida al momento del ritiro
7) Fotocopia del codice fiscale
8) Fotocopia del frontespizio del modello TT 746 già compilato

Una volta portati i documenti in motorizzazione il rilascio della patente non è immediato: ci vogliono dai 7 ai 20 giorni lavorativi. Io però non avevo tutto quel tempo, era lunedì 21 e sarei partito quattro giorni dopo, ma per fortuna arrivò lui:

urgenza patente 2

Il bollettino da 5.10 euro per le operazioni urgenti

Pagato questo bollettino, in motorizzazione mi hanno assicurato che avrebbero svolto la pratica in tre giorni lavorativi. E così è stato. Ieri sono tornato lì e ta-dah!

Patente guida internazionale

Ecco la mia patente internazionale conforme alla convenzione di Ginevra del 1949

COPERTURA SANITARIA

Sul sito del Ministero della salute c’è il servizio “Se parto per…” che informa gli utenti sul loro diritto all’assistenza sanitaria nei paesi esteri. Interrogato riguardo al mio diritto negli Stati Uniti, il sito ha dato una risposta chiara: sono cazzi tuoi.

Tessera Sanitaria 3

Si sa come vanno ‘ste cose: ti assicuri e non succede niente, non ti assicuri e ti sparano. E così per la prima volta mi sono fatto un’assicurazione di viaggio. È costata un po’ – 199 euro – ma come ha detto Mario: “They don’t sell insurances, they sell peace of mind and that’s priceless”.

Europ Assistance

CELLULARE

Mi sono affidato a Vodafone Smart Passport:  un po’ perché ho chiamato in Vodafone e mi hanno detto essere l’unica offerta possibile, il resto perché non avevo voglia di sbattermi oltre.

Vodafone Passport 1

Ho fatto una ricarica da 100 euro e spero mi basti tutto il viaggio.

Domani parto.
Anzi oggi.
È passata mezzanotte quindi oggi parto.
A New York c’è il fuso.
Oggi è ancora ieri.
Ok domani parto.